Vallo di Adriano:

 

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Quando l'Imperatore Adriano prese il potere, nel 117 d.C., l'impero romano aveva raggiunto, grazie alle imprese belliche del suo predecessore Traiano, il massimo dell'estensione. Esso era incentrato intorno all'intero Mare Mediterraneo e comprendeva le pianure costiere dell'Africa, le desertiche terre dell'Asia Minore e le frange dei Caucaso. In Europa si sviluppava lungo l'intera lunghezza del Reno e del Danubio e comprendeva l'odierna Francia, la penisola iberica e le terre meridionali della Britannia.

Quest'immensa area, che i romani chiamavano con orgoglio "mondo conosciuto" andava praticamente dal Guadalquivir al Golfo di Suez e dal Tigri al Tyne. Qualcosa come 4.800 per 2.800 chilometri! Adriano, meno incline alla guerra del suo predecessore e più portato invece per gli studi e la conoscenza delle cose, decise di frenare l'espansione dell'impero. Si era reso conto della sempre crescente difficoltà a controllare confini così vasti e in continuo fermento, specie in Asia Minore dove le estenuanti guerre con i Parti (l'attuale Iran) avevano impegnato a lungo le legioni romane. Stipulò quindi con essi un trattato di pace e abbandonò i territori conquistati da Traiano in Mesopotamia.

Nel 122 d.C. nel suo continuo peregrinare per le terre dell'impero, decise di visitare la Britannia. Ve lo spingevano certamente motivi di curiosità e voglia di conoscere cose nuove ma anche e soprattutto il fatto che i Britanni delle regioni settentrionali, qualche tempo prima, si erano nuovamente sollevate contro i Romani al punto da annientare una intera legione, la IX ISPANA, a lui particolarmente cara perché portava il nome della sua terra natale. Anche se al momento del suo arrivo la situazione era stata riportata alla normalità dall'energico governatore Q. Pompeo Falco, Adriano ordinò la costruzione di un muro lungo 80 miglia romane (circa 117 km) che andava da costa a costa, dalla foce del Tyne nel Mare del Nord fino a Bownen on Solway nel Mare d'Irlanda, nel punto in cui l'isola si restringe notevolmente.

Lungo il muro, largo mediamente 10 piedi romani (3 metri) e alto circa 20 (6 metri) vennero costruite ad intervalli regolari di un miglio romano (1481 metri) delle porte custodite da fortini, chiamati per l'appunto milecastles di m 18x21 in cui stazionavano delle piccole guarnigioni (32 soldati). Tra due milecastles vennero costruite due torrette di circa 6 mq poste ad un terzo di miglio (km 0,5) l'una dall'altra, con funzione di avvistamento che veniva svolta da quattro soldati che si avvicendavano nei turni di guardia. Questo ingegnoso sistema consentiva tra l'altro di trasmettere, con la massima velocità, qualunque messaggio o segnale da una costa all'altra. A maggior protezione del muro fu costruito un fossato esterno a forma di V profondo 3 metri e largo 10, eccetto lì dove la presenza di costoni rendevano questo tipo di difesa non necessario.

Contrariamente a quello che si è per tanto tempo ritenuto, il muro non venne costruito con intenti difensivi ma piuttosto come frontiera ideale tra il mondo posto sotto il controllo e la giurisdizione romana e quello meno conosciuto del Nord della Scozia, occupato da tribù bellicose, desolato e selvaggio. Un muro insomma che, come è detto nella VITA HADRIANI della HISTORIA AUGUSTA, "QUI BARBAROS ROMANOSQUE DIVIDERET". Esso doveva unicamente rappresentare un efficace punto di osservazione e di controllo di qualunque traffico o commercio si svolgesse attraverso di esso. Si sa per certo che alla sua costruzione, inizialmente in terra e successivamente in pietra, lavorarono tre legioni, la Il AUGUSTA, la XX VALERIA e la VI VITRIX condotta in Britannia da Adriano stesso, anche per sostituire la IX ISPANA.

In epoca successiva, lungo il lato meridionale dei muro venne costruito un vallo consistente in un fossato fiancheggiato da due montagnole formate dal materiale scavato. Esso era attraversato da strade che conducevano alle porte. in modo tale che chi volesse entrare ed uscire doveva necessariamente sottostare ai dovuti controlli. Posto ad una certa distanza dal muro, il vallo rappresentava sentava l'equivalente romano del filo spinato e serviva in pratica a delimitare la zona militare all'interno delle mura.

Più tardi, in prossimità dei Muro, vennero costruiti 16 forti che potevano ospitare da una a due coorti (cioè da 500 a 1.000 uomini). Di essi i più noti sono quelli di Chesters che ospitò a lungo la cavalleria romana e quello di Housesteads, probabilmente il più grande e meglio conservato che era lungo 186 metri e largo 112. Essi avevano una forma rettangolare con gli angoli arrotondati come una carta da gioco. In ciascun angolo dei forte vi erano delle torrette. Due terzi dell'area erano occupati da baracche per i soldati, negozi, stalle e officine mentre il restante spazio, quello centrale, era occupato dal Quartiere Generale (PRINCIPIA) i granai, la casa del comandante e talvolta un ospedale. Il forte aveva una porta per ogni lato ed una seconda ancora, su ciascun lato lungo. Dalle porte partivano delle strade rettilinee: la PRETORIA che collegava i PRINCIPIA con la porta nord e la DECUMANA che univa i medesimi con la porta sud. La via PRINCIPALIS attraversava invece il forte congiungendo la porta ovest con quella est. All'esterno dei forte sorgevano gli insediamenti civili (VICUS) e gli impianti termali.

Nei pressi dei Muro furono rinvenuti vari Mitrei, tra cui famoso quello di Carrawburgh scoperto nel 1949, a testimonianza della libertà di culto esistente tra i romani e la presenza di soldati provenienti dalle più svariate regioni. Nell'angolo inferiore destro di ogni forte sorgevano le latrine alcune delle quali, come quella di Housesteads, ancora in buono stato di conservazione. Nei forti sono stati anche rinvenuti numerosi reperti. A Vindolanda furono trovate più di 200 paia di scarpe o parti di esse, in vari stili e forme (qualcuna sorprendentemente piccola, probabilmente appartenente a donne e bambini più che ai soldati).

Il rinvenimento comunque più sensazionale, avvenuto sempre a Vindolanda, fu quello di più 400 tavolette scritte, di legno. Rinvenute in tre depositi all'interno del forte, vanno dal 90 d.C. in poi.Ve ne sono di due tipi e alcune sono piatte con un incavo centrale per contenere un sottile strato di cera e consentire di scrivervi con uno stilo di metallo altre sono sottili lastre di legno su cui si poteva scrivere con un inchiostro a base di catrame. Alla loro decifrazione si è giunti grazie ad accurate tecniche fotografiche ai raggi infrarossi. Alcune di esse fanno bella mostra di se nelle vetrine dei British Museurn a Londra. Esse rappresentano una documentazione di eccezionale interesse storico (sono i più antichi documenti scritti conosciuti in Gran Bretagna) un autentico spaccato di vita quotidiana del soldato romano, riportando liste della spesa, lettere personali o di raccomandazione o la descrizione di un pacco ricevuto da casa contenente dolciumi, calzini ed altro.

Attualmente il Muro di Adriano pur se ridotto nelle sue dimensioni a causa del tempo e dei saccheggi subiti per cavarne pietre da costruzione, rimane una delle più grandi opere del mondo romano. Esso sta lì ancora in piedi a testimoniare la storia che vi si è svolta in circa tre secoli. Il fine per cui fu costruito, il tentativo strategico di controllare un grande tratto di territorio, sfugge ad ogni considerazione di logica militare. La sua costruzione dimostrò una tale accuratezza di progettazione ed esecuzione e una conoscenza tecnica della morfologia del territorio in Britannia, che occorre arrivare alla fine dei secolo diciottesimo, con la costruzione della rete di canali, o all'inizio del diciannovesimo, con il progetto delle ferrovie, per avere qualcosa di altrettanto grandioso.