Nomi romani:

 

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A nove anni dalla nascita, ai bambini veniva dato il nome. Ai maschi venivano assegnati tre nome: il pronome, cioè il nome personale (i più comuni erano Caio, Lucio, Aulo, Gneo, Publio, Sesto, Servio, Tiberio, Quinto, Tito); il nome, che indicava la gens, ossia il gruppo di famiglie discendenti da uno stesso antenato (es. Cornelio, discendente della gens Cornelia; Giulio, discendente della gens Giulia); infine il cognome, che inizialmente servì a distinguere un determinato individuo in relazione a una sua caratteristica personale e, in seguito, indicò la famiglia (es. la famiglia di Cicerone derivò il suo cognome dal fatto che un suo antenato aveva sul naso un grosso porro, detto "cicer" in latino). Le donne avevano il nome della gens al femminile, al quale a volte veniva aggiunto un diminutivo, tratto dal cognome (es. Vipsania Agrippina si chiamava così perché era figlia di Marco Vipsanio Agrippa).